Ci arrivammo 'per caso'. L’amico con cui stavamo visitando il Montefeltro ci propose una sosta imprevista. Imboccammo la strada sterrata che sale per alcune decine di metri quindi si assesta in un falsopiano per condurre a due capanni oltre i quali non si vedeva nulla. La strada proseguiva sotto una volta di rovi e spini, un vero percorso iniziatico al termine del quale trovammo una vecchia casa e una chiesa diroccata, soffocata da un’invadente vegetazione. Luogo magico.
Due mesi dopo lo stesso amico ci telefonò dicendo che la Curia aveva deciso di vendere la Pieve per mezzo di un’asta con offerta in busta chiusa. Immaginavamo che ci sarebbero state offerte più alte, ma partecipammo comunque, per non avere possibili futuri rimpianti. Fummo gli unici.
Il caso non esiste. La Pieve ci aveva chiamati.
I rovi e gli spini ora sono spariti e la sua straordinaria energia si motiva anche visivamente, già a distanza. Una perla in un oceano verde, sorretta dalle radici di un’imponente quercia secolare.  Con il tempo avremmo capito che i capanni sono due guardiani, sono una quinta oltre la quale si entra in una bolla spaziotemporale a sé.

Il caso non esiste